Gli atleti nascosti, vincere con la posturale
di Glauco Collalti
Cosa si intende per sport? Perché si fa sport?
Può un’attività come la ginnastica posturale considerarsi sportiva?
Domande che sono state spesso oggetto di riflessione negli ultimi anni.
Praticare sport vuol dire salute, ma nell’immaginario collettivo assume diverse sfumature.
Ognuno sceglie quella che più lo aggrada, come ad esempio dimagrire, stare bene, scaricarsi, tenersi in forma.
Sport significa allenamento alla vita, educazione del corpo, rispetto per le regole. Si tratta di uno stimolo per la mente, anche se spesso viene inteso come quella attività riservata a quegli atleti, un elite, che ci fanno sognare durante le competizioni sportive o più semplicemente come un’attività ludica.
Da laureato in Scienze Motorie e Psicologia la mia concezione di sport è un’altra, si allarga, abbraccia una visione meno elitaria, e attività che all’apparenza possono apparire non sportive. Lo sport è metafora dell’esistenza, le persone gareggiano ogni giorno con la realtà della vita, vivono un’eterna competizione in primis con se stessi. C’è un atleta nascosto dentro ognuno di noi, che si allena per combattere e vincere le piccole grandi sfide della quotidianità, come alzarsi dal letto, andare a fare la spesa o portare figli e nipoti a scuola.
Attività che per antonomasia non sono classificate come “sportive”, perché non competitive. Ma soffermiamoci a riflettere, chi le pratica gareggia ogni giorno con una gara che forse è tra le più difficili, la competizione per vivere serenamente la quotidianità.
E’ tra queste attività che mi sento di collocare sia il Pilates che la Ginnastica Posturale. Discipline non competitive, appunto (non ci sono competizioni di ginnastica posturale o di Pilates), eppure sono discipline che implicano una dedizione che può essere paragonata a quella degli atleti.
Riflessione che viene dall’esperienza, dai tanti anni di insegnamento, dai numerosi incontri, che mi hanno permesso di constatare una dedizione e una costanza che solo gli atleti che ci fanno battere il cuore durante le gare hanno.
Nessuna volontà di esaurire l’argomento, solo di offrire uno spunto di riflessione. Possiamo considerare un’atleta una persona con problemi al rachide che deve portare a casa buste pesanti della spesa? Un nonno che deve badare al nipotino, non lo potremmo considerarlo alla stregua di un centometrista?
E’ una gara non da poco vincere le problematiche inerenti una postura non corretta. Il premio è riprendersi il piacere di una vita completa, riacquisire una quotidianità che forse ci sembrava perduta. E, a livello psicologico, sentirsi bene con il proprio corpo, perciò con se stessi. Riappropriarsi delle gioie che la quotidianità ci dona ogni giorno.
E’ necessario essere “atleti” per vincere la partita.
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